sabato 28 maggio 2011

Cose italiane e non

Ok, dovrei e vorrei parlarvi del ritorno di Mew Denimore, designer italiana che con Anubis Hartunian (che nella realtà è una signora svizzera) costituì tempo addietro un sodalizio battezzato One Soul capace di far lavorare le due creative sulle stesse texture realizzando ciascuna un differente abito, propria interpretazione di un tema scelto di volta in volta di comune accordo.

Il risultato fu spettacolare e ancora oggi molti nel mondo virtuale di Second Life si ricordano quegli show e quegli abiti (che io ebbi la fortuna di portare in passerella a Itland, la celebre land italiana, chiamata a partecipare a una sfilata organizzata proprio per One Soul dalla mia cara amica Redmoon Balut, all'epoca art director di Itland Fashion).

Dovrei dirvi che entrambe, sia Mew sia Anubis, sono tornate al lavoro con l'entusiasmo di due ragazzine, incuranti degli alti e bassi della vita e dell'economia, reale o "virtuale" che sia, e che spero presto di potervi annunciare una nuova collezione di One Soul e nuovi show (cui magari predere parte, chissà). Ve lo dovevo dire e ve l'ho detto, ma ora vi dico qualcosa d'altro.

Nelle scorse settimane si è tanto (troppo) parlato di un articolo apparso sul sito della rivista di moda Vogue, in cui una giornalista traeva una conclusione scontata: siccome i grandi marchi di moda "RL" su Second Life hanno fatto un buco nell'acqua, vuol dire che Second Life è sostanzialmente morta per la moda RL, quindi per la moda in genere, quindi è morta punto e basta.

Una generalizzazione talmente banale e superficiale, da non meritare commento ma che invece ha fatto arrabbiare, forse anche a ragione, chi in Second Life continua ad entrarci, a divertirsi, a lavorarsi, a impegnarsi per utilizzare il medium per promuovere mostre artistiche, per fare show di moda "virtuale", per svagarsi con giochi di ruolo o semplicemente per chiacchierare, andare un poco in giro, fare shopping o prendere foto ricordo.

Dalla rabbia all'indignazione il passo è stato breve, dall'indignazione alla voglia di dimostare che la giornalista si sbaglia ancora più breve. E' nato un blog e contemporaneamente un gruppo su Facebook per riunirsi e dimostrare che "ci siamo ancora" pure noi italiani su Second Life. E che facciamo ancora eventi, realizziamo contenuti, ci divertiamo, passiamo un poco del nostro tempo libero anche lì oltre che in mille altri posti e attività (e credetemi, specie se come la sottoscritta avete un figlio, un marito e un gatto... di cose da fare nell'arco della giornata, delle settimane e dei mesi ce n'è sempre più del tempo a disposizione).

Tutto bello, tutto a posto? Mica tanto. Intanto perchè dover dimostrare che gli italiani... esistono... è deprimente. SL è una piattaforma online accessibile da tutto il mondo, è naturale che ci siano italiani, come pure inglesi, giapponesi, tedeschi, brasiliani, finlandesi o coreani. Oltre naturalmente agli americani (e ai cinesi!), è un "mondo virtuale" non una chat room ad accesso su base linguistica, no? Poi classificare articoli, video, link, post... è sempre operazione delicata e per certi versi inutile. Delicata perchè si finisce sempre col premiare qualcuno ai danni di qualcun altro senza un chiaro criterio di valutazione.

Inutile perchè da anni esistono meccanismi chiamati motori di ricerca (Google vi dice niente?) che servono appunto a rintracciare tutto quel che esiste in rete per parola chiave. Tanto che, di fatto, le "directories" che si usavano agli inizi dell'era del web (1992 e dintorni, se c'eravate e già l'usavate per lavoro come la sottoscritta ve lo ricordate altrimenti pace) sono morte e defunte, per cui fare l'ennesimo "cimitero degli elefanti" è francamente opera superflua.

Tra l'altro, e qui pecco di presunzione sicuramente ma permettetemelo, sono "a casa mia" e posso farlo, esistono decine di blog, esiste www.mondivirtuali.it (che prosegue l'opera meritoria iniziata da www.slnn.it ed è il più letto sull'argomento in Italia e tra i primi al mondo), esistevano e sono morti forum italiani e persino riviste (in pdf) italiane sia sul web (ci provò pure Maggioli Editore con 2L Italia...) sia "in world" (cito Esse Elle Movie Magazine per tutte).

Ma poi davvero, sinceramente, chi ce lo fa fare a cadere nella trappola della giornalista, a parlare solo di moda o solo di eventi italiani o solo di tizio o solo di caio, quando il bello di SL è la possibilità di entrare in contatto, stando seduti a casa propria, col mondo e con le esperienze ed opinioni di migliaia di persone di tutto il mondo? Occorre naturalmente essere predisposti a tutto questo. Gli italiani, spiace dirlo, non lo sono quasi mai. Si trincerano dietro la loro lingua (come se l'inglese non fosse studiato fin dalle elementari ormai da anni) per giustificare la loro pigrizia mentale. Gli italiani sono "lazies" dicono all'estero, sono "pigri".

E' verissimo. Pigri e attaccabrighe, ma soprattutto tutti molto convinti delle proprie ragioni, una nazione, si dice non a caso, di 59 milioni di commissari tecnici della nazionale di calcio (che però perde 30 mila laureati all'anno che emigrano per lavorare, ben pagati, all'estero perchè lavoro in Italia non ne trovano se non grazie amicizie e clientele). Così il fallimento dell'ennesimo circoletto, dell'ennesima tribù, dove da giorni più che discutere di eventi in comune o provare a ragionare su come collegarsi a blog, siti e comunità già esistenti (non dico solo il mio o Mondivirtuali.it ma anche Koinup.com, Museodelmetarverso.it e via discorrendo, se si vuol per forza restare "solo tra italiani"...) ci si insulta a vicenda scaricando rancori, gelosie e dissidi mai sopiti, mi mette solo uggia.

Così penso che sia meglio che torni a concentrarmi sul mio lavoro, che vede al momento la posibilità di seguire una designer italiana bravissima a una designer svizzera altrettanto brava e disponibile, ma anche di cercare nuovi spunti, visitare mostre (ne ho vista una carinissima al Solo Donna), segnalare artisti per Graphic Dreams, confrontarmi con le persone, fare interviste... Seguitemi sia su questo blog (o su Mondivirtuali.it) sia in world, sono sicura che, pur essendo italiana, saprò incuriosirvi ancora. Un bacio!

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