sabato 2 ottobre 2010

L'allegro mondo del fashion virtuale

Uno dei settori che "tirano" in Second Life (in tutti i sensi...) è da sempre il fashion. Non posso dire di essere la massima autorità in materia perchè alla fine per me è innanzitutto un piacevole e interessante roleplaying in cui mi sono divertita a fare la modella e per più di una designer italiana anche la manager, o la mentore, specialmente agli inizi di "carriera". Tuttora collaboro, non è un segreto, con Pinco Janus che con la sua Babele Fashion forse fa meno parlare di sè rispetto ad altri marchi, ma di risultati concreti ne porta a casa più di quasi tutte le altre concorrenti, non solo italiane. E poi essendo da anni (ormai quasi quattro... mamma come vola il tempo) del "giro" finisco inevitabilmente per sapere i fatti di tutte, anche quando preferirei evitare.

Rispetto alle ragazze straniere le italiane sono spesso dotate di maggior estro, ma anche di una certa approssimazione sia nell'uso degli strumenti tecnici come Photoshop o Gimp, alla base della lavorazione delle texture da cui poi creare nuovi modelli, sia nella gestione delle relazioni e della promozione di se stesse e del proprio lavoro. Ci sono naturalmente eccellenti eccezioni: non voglio stare a fare nomi ed elenchi... ma almeno Anubis Hartunian, che io considero italiana anche se è residente in svizzera, non molto distante da dove vive la mia "sorellona virtuale" Mimmi Boa, modella di successo e ormai da tempo owner dell'agenzia Evane, o Patrizia Blessed, in RL titolare di Ardigraf, o anche MariaElena Barbosa, ossia MEB, che può contare su una manager realmente valida come Melusina Parkin... beh almeno loro lasciatemele citare, visto che meriterebbero uno o più post ciascuna solo per dire chi sono e che hanno fatto.. e dovrei davvero aggiungere molte altre.

Tuttavia ci sono anche eccezioni in senso opposto, di persone che hanno un certo talento ma che si perdono un po' lungo la via. O finiscono invischiate in beghe e casini vari, sempre al centro di chiacchiere e gossip. Qui è meglio che non faccia nomi o la mia friendlist si dimezza entro la giornata (e alla fine mi spiacerebbe... in fin dei conti, ripeto, è un gioco e se a queste persone va di giocare così chi sono io per giudicare), però non capisco che senso abbiano certi travestimenti, l'utilizzo di alt o la chiusura di alcuni account/carachter, il mettersi e lasciarsi sempre con lo stesso giro di "troiette" che ambiscono a far carriera anche attraverso i letti e non solo su passerelle o per i propri risultati artistici o economici (lo metto tra virgolette apposta, per sottolineare come mi paia tutto abbastanza ridicolo... e cmq de gustibus).

In questo il fashion italiano resta distante anni luce da quello internazionale. Sì certo ci sono stati e sempre ci saranno "fashion dramas" anche in America, Europa o Giappone, ma si tratta quasi sempre di problemi legati a casi di veri o presunti plagi o uso di copybot, guerre commerciali, tentativi di dare un significato economico al "gioco" a volte non tenendo conto delle più elementari regole di fair play. Situazioni certo da non invidiare (ne sanno qualcosa alcune amiche mie di vecchia data e che purtroppo non vedo più in SL da tempo come Bianca Foulon o Alinee Jewell) ma che almeno hanno un motivo, nei "dramas" italiani non si capisce spesso dove la vicenda inizi e dove vada a finire.

Pensavo a questo e altro ieri chiacchierando con una mia amica come Maura Taurog (e se fossi una "manager potente" o una "owner" di SL mia potenziale protégée: non vogliatemene... ma se debbo giocare alla parte della lesbica potente con amichetta al seguito meglio un'amica che conosco da oltre tre anni e mezzo che un'estranea no?), una brava modella virtuale che vorrei veder sfilare un po' più spesso (e magari ci riuscirò, se imparerà un po' di Inglese, a piangersi meno addosso e a star lontana dai casini... Maura forzaaaaa!). Poi mi è capitato di salutarla e fare chiacchiere con un altro paio di persone, altri settori ma stesse storie. Fosse che noi italiane siamo davvero brave e creative solo a perder tempo e a farci male più o meno gratuitamente?

Nel caso sarebbe meglio non legarsi troppo ad alcuna land o "giro" tricolore e viaggiare, conoscendo terre e persone di tutto il mondo. In Second Life è facile, molto più che nel mondo reale (dove pure l'Italia, almeno "questa" Italia di nani e ballerine, non brilla certo), quindi perchè non farlo? In fondi qui nulla è impossibile. Basta volerlo davvero e darsi da fare, dimenticandosi di tutti i clichè che a quanto pare dominano nelle menti delle (e dei) miei connazionali anche virtuali. Un abbraccio a tutte e chi vuol capir capisca, come sempre!

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